Maldini disoccupato: "Aspetto una chiamata dal Milan", 12 gennaio 2011

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anano1214
view post Posted on 5/2/2011, 19:29




Fuori da un anno e mezzo, l'ex bandiera rossonera parla del presente e del futuro: "Non andrò mai all'Inter, Moratti non mi chiederebbe mai di diventare nerazzurro". I rapporti con il club: "Berlusconi non mi ha chiamato, ora non vedo posto in società"

MILANO - Paolo Maldini, allora lei andrà all'Inter?
"Notizia fabbricata su un incontro fortuito con Moratti. A New York, per strada. C'è stima reciproca, ma Moratti non me lo chiederebbe mai".

Nemmeno Leonardo il transfuga?
"L'ha fatto soltanto a livello di battuta, lui sa che la mia è una storia diversa dalla sua".

Le avrà almeno chiesto consiglio.
"Ha deciso di fare l'allenatore e gli piace. Uno chiede consiglio, ma ha già in testa la sua idea".

E qual è quella del simbolo del Milan e della Nazionale, da 18 mesi fuori dal calcio?
"Di lavorare nello sport in cui ho vissuto buona parte della mia vita, però solo per fare qualcosa che mi piaccia. Sarei comunque un dirigente giovane".

Allenatore no?
"Troppe valigie, per ora non voglio allontanarmi da Milano. Mi godo le cose semplici: i figli - la più importante - la famiglia, gli amici, lo sport. Da calciatore la settimana non me la programmavo io. Ho un'azienda di abbigliamento e attività immobiliari. Nessun assillo economico, posso essere selettivo".

Nessuna proposta allettante: possibile?
"Le elenco. Il settore giovanile del Milan, da Galliani, al ritorno da una trasferta, in aereo: mai vista come professione del futuro. Il Chelsea con Ancelotti: avevo smesso da appena 20 giorni e il caso Wilkins dimostra che lì c'è un po' di confusione. La Figc: ho fatto il testimonial per l'Europeo, Albertini e il presidente Abete mi vorrebbero. Ma non mi sento adatto a un ruolo politico".

Il telecronista?
"Mi ci vedo poco, a fare domande a chi ha appena finito una partita: ci sono passato".

Leonardo la rivoleva in campo.
"A Milanello, in qualunque forma. Il problema era in quale forma".

Insomma, farà il dirigente del Milan.
"Serve qualcosa di non estemporaneo. Conosco il Milan e il calcio, sarei una risorsa a livello tecnico. Ma oggi vedo difficile la mia collocazione nell'organigramma".

Nessuna telefonata da Berlusconi?
"È impegnato in politica, non sempre è presente nelle strategie societarie".

L'Uefa di Platini?
"Niente proposte: meno male, altrimenti passo per lo snob che rifiuta tutto. Semplicemente, non rinuncio all'indipendenza intellettuale".

Non teme che passino troppi treni?
"No, io amo sul serio lo sport. Me l'hanno confermato le mie nuove sfide personali: boxe e tennis".

Maldini pugile?
"Con tre amici, due sono i miei ex compagni Ba e Carbone. Fatica pura. Niente match, solo guantoni con l'istruttore: il naso me lo sono già spaccato abbastanza da calciatore. Il tennis, invece, fa capire l'importanza della mente. Il mio gioco è battuta e volée, farò presto qualche torneo".

A proposito di testa, Cassano?
"Non giudico mai senza conoscere. Al Milan si impara il rispetto dei ruoli".

L'anno scorso lei criticò la politica del club.
"Si critica per amore. Dopo tre anni di investimenti nulli, perché dire che si poteva vincere tutto? Leonardo era un azzardo in linea con la storia: pure Sacchi e Capello furono un azzardo".

Quest'anno?
"Ibra, Robinho e Boateng hanno portato entusiasmo. E Allegri è molto bravo. È duttile, non si è fossilizzato su un'idea tattica".

L'Inter sta rimontando.
"Ma Allegri recupererà gli infortunati. In Champions il gap mi sembra ancora consistente. O investi sui big o punti sul settore giovanile, sapendo però che ci vogliono 5-7 anni".

Da spettatore si diverte?
"Mi fa impazzire il Barcellona dei piccoletti: fin dal settore giovanile privilegia la tecnica rispetto al fisico. In Spagna si gioca bene: vorrei tanti Giuseppe Rossi".

Che cosa non le piace?
"Le dietrologie e le proteste in campo. Mi fanno stare male. A Christian e Daniel, che hanno 14 e 10 anni, le proibisco".

Il calcio italiano è in crisi?
"Lo specchio è l'Europa League: stadi vuoti e squadre dominate. Serve un cambio di mentalità nei giovani".

Il Mondiale?
"Squadra spenta e senza qualità. Ci sarà da soffrire. Auguro a Prandelli ogni fortuna, ma non vedo il cambio generazionale".

Messi Pallone d'Oro?
"Se si premia il più forte, è giusto che vinca per 5 anni. Se contavano il Mondiale o la continuità, toccava a Iniesta o Xavi".

Il fair-play finanziario di Platini?
"Giusto: certi club inglesi, con debiti di 500 milioni, dominavano il mercato. Platini è democratico. Ogni tanto punzecchia noi italiani, ma Blatter è cento volte peggio".

Rivera, Baggio e Sacchi in Figc?
"Li attende un lavoro lungo su sportività e gusto per il gioco. È il marchio del Milan, fin dai tempi di mio padre".

Solo i suoi figli potranno indossare la maglia numero 3.
"L'essenziale è che si comportino bene, poi prenderanno dalla vita quello che darà. Io sono contento che giochino a calcio: dà valori importanti, rispetto al mondo in cui vivono i ragazzi. Il calcio è democratico: vai avanti se sei bravo, a prescindere dal cognome. E impari a vincere e a perdere".

Scusi, le luci di Marsiglia?
"Dissi subito che la squalifica del Milan dalle coppe era equa. L'Italia è un paese che non sa perdere: se perdi, sei un uomo che vale zero. Dopo la sconfitta nella finale di Istanbul 2005 giocata benissimo, due ragazzini all'aeroporto pretendevano le scuse!".

Lo strascico fu il suo addio con contestazione, a San Siro.
"Meglio così: quella giornata ha mostrato il mio distacco totale da quelle persone".

La schiavitù alla tv è inevitabile?
"Sì, anche se le notturne e gli stadi inospitali allontanano i tifosi. E i campi sono un rischio per giocatori e spettacolo. Il calcio italiano non ha più alibi: dovremo organizzare un altro Mondiale, per metterci al passo con l'Europa?".

Platini vuole il campionato d'estate.
"Io sono più per due soste durante la stagione: il numero d'infortuni dimostra che il calendario è insostenibile".

Dice anche che i calciatori guadagnano troppo.
"Gli stipendi li fa il mercato. Quella sui miliardari è demagogia: i punti contestati dall'Aic erano sacrosanti. Il trasferimento coatto, ma stiamo scherzando? Ci sono presidenti un po' particolari sul piano della moralità, fanno mobbing. E il presidente di Lega Beretta non mi è piaciuto".

Però la strada dei nuovi contratti è aperta.
"Io non avrei mai firmato il contratto di Chiellini con la Juve. Il club decide se un professionista può andare in discoteca o come si deve vestire?".

La Nazionale lasciata un Mondiale prima del trionfo?
"Sono fiero dei miei record col Milan e con la Nazionale, ma avrei preferito un addio diverso dalla Corea".

L'arresto dell'arbitro Moreno per droga?
"Il rifiuto della stretta di mano a un mio compagno e del dialogo in spagnolo mi avevano dato subito da pensare. Ora i dubbi si sono accentuati".

Si ammainano le ultime bandiere, Totti e Del Piero.
"Sono stato al Milan dai 10 ai 41 anni. Sarà sempre più difficile vedere storie come la mia. Una volta sarebbero stati impossibili anche gli scambi tra Inter e Milan".
 
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